Una Linda Blanche per chiudere le festività

 

 

etc---Linda---front4L’epifania tutte le feste porta via…ma la birra rimane, ed una blanche è l’ideale per inaugurare il nuovo anno.

Di seguito la descrizione della ricetta con alcune foto scattate durante i vari passaggi.

Lista malti

La scelta dei malti è abbastanza standard in linea con lo stile della birra. Quindi malto base pils, frumento e avena in fiocchi. A differenza della precedente cotta ho aumentato la percentuale del frumento (45%)

Pils 50%
Frumento 45%
Avena 5%

Calcoli

Per calcolare il rispettivo peso dei grani da impiegare in ricetta occorre stabilire, per prima cosa, i litri che si intendono produrre e la densità iniziale che avrà la birra nell’istante in cui verrà messa in fusto.

Nel mio caso eseguirò una cotta per 27 litri finali con una OG pari a 1,050.

Per cominciare eseguo il calcolo della densità totale, che è data da 27 x 50 = 1350 GU

Secondo le percentuali prima elencate avremo

Pils 1350 x 0,50 = 675 GU
Frumento 1350 x 0,45 = 607,5GU
Avena 1350 x 0,05 = 67,5 GU

Sempre facendo riferimento alla guida di Ray Daniels, applico la seguente formula per ricavarmi il peso:

Pils P = 675 / 30 / 10 / 0,72 = 3,125 Kg
Frumento P = 607,5 / 30 / 10 / 0,72 = 2,81 Kg
Avena P = 67,5 / 30 / 10 / 0,72 = 0,31 Kg

Altri ingredienti

La ricetta prevede l’impiego di solo luppolo Saaz. Come nella precedente versione eseguirò una doppia gittata, una ad inizio bollitura e l’altra a 20 minuti dal termine. Anche le spezie impiegate rimangono invariate, coriandolo e buccia d’arancia. A differenza della vecchia ricetta, la qualità della buccia d’arancia sarà differente privilegiando, alle vecchie essenze, quella ricavata da coltivazione biologica. In particolare sono state impiegate bucce d’arance di Trappeto, comune in provincia di Palermo.

Inoltre, a fine bollitura, sono stati impiegati 20 gr di coriandolo.

Lievito

Rispetto la precedente cotta il lievito è stato cambiato, sostituendo il Fermentis S-05 con il WYeast 3944. 

Vi lascio con qualche foto:

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L’ideale…una Belgian Tripel

lbl-bio-tripel-2014L’ideale sarebbe sfruttare il lievito della Dark Noel per una nuova birra. L’ideale sarebbe far coincidere il travaso con la nuova cotta, l’ideale sarebbe … una Belgian Tripel.

Stile

Aroma: Complesso aroma di malto e di esteri al sapore di frutta, che potrebbero avere un’essenza di agrumi, e talvolta un carattere di chiodi di garofano da leggero a moderato. Aroma di luppolo può essere da moderato a nullo. No diacetile.
Aspetto: Colore da oro pallido a oro cupo. La trasparenza dovrebbe essere da discreta a buona. La ritenzione della schiuma può essere abbastanza buona, o potrebbe essere avversata dalla percentuale alta di alcool presente in alcune versioni.
Sapore: Incisivo e moderatamente fruttato. La dolcezza è bilanciata da un amaro da luppolo contenuto e la alta carbonatazione dona un finale secco al palato ed un dolciastro retrogusto. La speziatura tipo chiodi di garofano è presente in molti esemplari. I migliori esemplari hanno un tono alcolico secondario e non facilmente avvertibile, a differenza di altri esemplari che  ne hanno una presenza molto marcata. Il sapore del luppolo può essere da moderato a nullo. No diacetile.
Sensazione al palato: Benché l’impressione sia di leggerezza (data dall’uso dello zucchero candito), il corpo è medio e ciò è dovuto alla sostanziosa O.G. L’elevato contenuto di alcool aggiunge una sensazione di calore. La carbonatazione è veramente alta e con un carattere effervescente, nonostante ciò non disturba il carattere armonioso della birra.
Impressioni generali: Una birra chiara, speziata, moderatamente fruttata e molto forte.
Storia: L’abbazia trappista di Westmalle produsse una nuova birra nel 1934, chiamandola “superbirra”. Si trattava di una ale bionda piuttosto forte ed era molto simile ad una birra che i monaciavevano prodotto sporadicamente fin dal 1931.

Nel 1956, la ricetta fu modificata e prese il nome di Tripel. Attualmente è considerata la prima birra ad aver usato questo nome.

Il termine Tripel indica la più forte tra un certo numero di birre, e infatti le birre trappiste erano divise in tre categorie: enkel (di base), dubbel (doppie), e tripel (triple). Nonostante l’importanza della “Santa Trinità” nella Chiesa, la scelta dei tre tipi di birra fu dettata dal caso.

Uno dei motivi per cui nacque la Tripel fu il Vandevelde Act del 1919, una legge belga che non fu abrogata fino al 1983, che proibiva la vendita e la somministrazione di superalcolici, in particolare del gin. Dal momento che la legge non prevedeva nulla riguardo vino e birra, iniziarono ad essere commercializzate delle birre più forti.

Commenti: Alcolica, ma i migliori esemplari non danno una percezione marcata di alcool. Per la Legge belga, si possono fregiare del marchio “Trappista” solo le birre prodotte nei monasteri Trappisti sotto l’egida od il controllo dei monaci. Le birre prodotte in casa o in birrifici laici vengono chiamate “Birra d’Abbazia”.
Ingredienti: Tipologie di lieviti propensi a sviluppare alcoli superiori ed aromi di chiodi di garofano sono quelli più comunemente usati. Piccole percentuali di spezie sono talvolta aggiunte. Sono usati malti Pils e, sovente zucchero candito fino a percentuali superiori al 25%.
Caratteristiche generali:
OG 1.075 – 1.085
FG 1.010 – 1.016
IBUs 25 – 38
SRM 4,5 – 6
ABV 7,5 – 9,0 %

Vediamo come realizzarla. Per prima cosa utilizzerei solo malto Pils BIO e zucchero candito, con una OG pari a 1,075 ed un grado di amaro tra i 25-30 IBU. Impiego di luppolo Saaz e, come lievito, il 1214 della Dark Noel attualmente in fusto.

Malti

Abbiamo già accennato alla OG iniziale che sarà di 1,075. I litri previsti saranno 25 per una densità totale pari a

25 x 75 = 1875 GU

e più precisamente

Pils BIO 85%
Zucchero candito 15%

 

 

 

Le GU corrispondenti sono

Pils BIO 1875 x 0,85 = 1593,75
Zucchero candito  1875 x 0,15 = 281,25

 

Una volta ricavate le GU corrispondenti passo a calcolare il corrispettivo peso:

Pils BIO 1593,75 / 30 / 10 / 0,72 = 7,38
Zucchero candito  281,25 / 38 / 10 = 0,74

 

 

Riepilogando, per la ricetta occorrono 7,38 Kg di malto Pils e 740 grammi di zucchero candito in fase di bollitura.

In fase di mashing effettuerò le seguenti soste:

mash-in a 53° C, la temperatura dovrebbe assestarsi a 50° C

proteasi a 50° C per 10 minuti

fitasi a 65° C per 60 minuti

mash out a 78°C per 10 minuti

Lievito

Verrà impiegato il WYeast 1214(Belgian Ale) che attualmente sta fermentando la Dark Noel. Al primo travaso di fusto verrà recuperato il lievito depositato sul fondo ed inocultato per la Belgian Tripel.

Luppolo

Non essendo ingrediente estremamente caratterizzante per la birra che ho in mente lascerò invariato il luppolo da impiegare, il Saaz. Come sempre, il calcolo sul quantitativo di luppoli da impiegare verranno fatti in fase di produzione in corso.

A breve per ulteriori aggiornamenti, non mancate.

Note Post-Produzione

Da segnalare il lavoro intenso del lievito che ha lavorato per parecchie settimane. Prima di imbottigliare la fermentazione è durata 5 settimane. La densità finale si è arrestata a 1,012. Questo ha comportato una stima dell’alcool pari a 9,0 AbV. Una birra dall’elevato tenore alcolico.

Per il priming sono stati impiegati 6gr per litro di birra.

Dark Noel 2014 – giorno della cotta

La Dark Noel 2014 è finalmente in fusto. Ma procediamo con ordine. Per prima cosa segnalo delle modifiche alla ricetta iniziale. Ho diminuito il quantitativo di malto pils a favore del malto Monaco. Per l’esattezza ho aggiunto 1 Kg di Monaco e tolto 1 Kg al Pils. Eliminato il malto amber dalla ricetta e i 250 gr previsti sono stati aggiunti all’aromatic, per un totale di 500 gr.

IMG_3617Per il mash ho eseguito i seguenti step:

  • Proteasi a 50° per 10 minuti
  • B-amilasi a 62° per 90 minuti
  • alfa-amilasi a 72° per 10 minuti

Il luppolo usato in fase di bollitura è stato lo Stryan Goldings. La ricetta prevedeva 30 IBU totali suddivisi nel seguente modo:

  • 25 IBU a 60 minuti dalla fine pari a 77 gr di luppolo in coni
  • 5 IBU a 30 minuti dalla fine pari a 20 gr di luppolo in coni

Aggiunta una stecca di cannella in fase di whirpool.

E le carrube?

Molti dei suggerimenti che mi sono pervenuti mi invitavano a tostare le carrube, spezzarle e aggiungerle in fase di mash. Il risultato? “Niente di eccezionale!”, almeno questo è il commento di chi ha provato a impiegare le carrube in questo modo.

Visto la scarsa impronta lasciata dalle carrube tostate ho pensato di usare un’altra tecnica per poter apportare sentore di carrube alla birra finita. L’idea è quella di preparare un decotto e di aggiungerlo in fase di fermentazione.

Ricetta:

Spezzare circa 500 gr di carrube e lasciarle in ammollo per 24 ore. Successivamente metterle sul fuoco a fiamma bassa e lasciarle bollire per 15 minuti. Trascorso questi minuti separare la parte solida delle carrube dal liquido tramite un filtrino o colino. Spremere le carrube in modo da estrarre più liquido possibile.

Una volta raccolto il liquido rimetterlo a bollire e lasciare che evapori più acqua possibile. Lasciar raffreddare ed aggiungere all’interno del fermentatore. Suggerisco di effettuare questa operazione subito dopo la fermentazione primaria, nel momento in cui si esegue il primo travaso.

Il decotto di carrube risulta molto dolce con intensi sapori di cioccolata. mi aspetto che gli zuccheri estratti facciano ripartire lievemente la fermentazione che alla fine i sentori tanto desiderati rimangano nel prodotto finito.

In conclusione, vi lascio con qualche foto della giornata.

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Dark Noel 2014 alle carrube

Dark NoelRieccomi! Ho trascurato il blog per alcuni mesi ma mi son dovuto occupare di un trasferimento di dimora oltre che di un cambio lavorativo.

Ora che gli scatoloni sono stati disfatti e l’attrezzatura per homebrewer è riaffiorata sono pronto a ripartire con la produzione.

Da un paio di settimane è arrivata la merce con tutti i grani, luppoli e lieviti. Occorre solo decidere la data ufficiale della cotta.

Come “prima birra” per il nuovo anno brassicolo ho deciso di riprodurre la birra di Natale, la Dark Noel 2014. Una delle novità principali per questa ricetta è l’impiego di carrube che generosamente mi sono pervenute dalla lontana Sicilia.

Carrube

carrubeLa carrube sono dei grandi baccelli, detti “lomenti” lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, di colore marrone scuro : presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti contengono semi scuri, tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, detti “carati” poiché venivano utilizzati in passato come misura dell’oro…. by wikipedia.

 Valutazione Dark Noel 2013

Prima di iniziare con la lista degli ingredienti vorrei valutare la Dark Noel 2013. La birra, assaggiata a distanza di un anno dalla sua produzione, è risultata essere una birra dai toni caldi e con un bel colore scuro intenso. Al palato la birra si presenta con notevoli tonalità maltate forse un pò troppo stucchevole ma senza esagerare. Buon corpo. Al naso intensi i profumi di malto, nocciole, esteri (frutti di bosco). Schiuma persistente e una carbonatazione non eccessiva. Nel complesso giudico la birra molto gradevole, abbastanza equilibrata e con un tenore alcolico non indifferente. Il tempo ha fatto affievolire le note di amaro.

Ingredienti per l’ammostamento

Considerando il buon risultato della precedente versione manterrò invariato l’elenco di alcuni malti come Carapils, Aromatic, Special B Chocolate. Anche il malto Pils rimane invariato, l’unica differenza è che per questa ricetta verrà impiegato del malto BIO.

Le differenzi sostanziali riguardano l’aggiunta di malto Monaco, Amber e fiocchi di Avena. Dimezzerò l’impiego di Chocolate ed eliminerò il malto crystal sperando di ottenere un colore tendente all’ambrato e una birra con minori note tostate. Oltre ai malti appena elencati verranno aggiunte le carrube già citate precedentemente. Queste verranno tostate in forno, macinate e aggiunte in fase di ammostamento.

Da valutare eventuale impiego in fase di dry hopping.

 Ricetta

La versione 2014 della Dark Noel nascerà da una OG iniziale pari a 1,075 per un totale di 20 Litri di birra previsti. Avendo a disposizione densità e litri passo a calcolarmi GU complessive.

20 x 75 = 1500 GU

La lista dei malti da me scelta è la seguente:

Pils BIO

Monaco

Carapils

Aromatic

Special B

Amber

Chocolate

Avena in fiocchi 

Carrube

Una volta individuata la lista dei malti da impiegare passo ai rispettivi pesi, scegliendo sin da subito, il quantitativo di grani “speciali” da impiegare.

Scelti i quantitativi posso calcolarmi il restante Pils da aggiungere in ricetta per poter raggiungere la OG prefissata di 1,070.

Monaco 500 gr
Carapils 300 gr
Aromatic 250 gr
Biscuit 250 gr
Amber 250 gr
Chocolate 100 gr
Avena in fiocchi 300 gr
Carrube 500 gr

 

 

 

 

 

 

 

Per calcolare quanto malto pils è necessario aggiungere alla ricetta occorre calcolare i relativi GU ad esso destinati.

Per ricavare questo valore occorre calcolare quante GU sono impegnate con la lista sopra elencata e, successivamente, sottrarre questi valori alla GU complessiva di 1500.

Andiamo ad eseguire i calcoli (rimando sempre a questo link per la spiegazione dei calcoli)

Lista Malti Peso Calcolo GU parziale
Monaco 500 gr GU = 0,5 x 30 x 10 x 0,7 = 105
Carapils 300 gr GU = 0,3 x 28 x 10 x 0,7 = 58,8
Aromatic 250 gr GU = 0,25 x 30 x 10 x 0,7 = 52,5
Biscuit 250 gr GU = 0,25x 30 x 10 x 0,7 = 52,5
Amber 250 gr GU = 0,25x 30 x 10 x 0,7 = 52,5
Chocolate 100 gr GU = 0,1 x 25 x 10 x 0,7 = 17,5
Avena in fiocchi 300 gr GU = 0,3 x 28 x 10 x 0,7 = 58,8
Carrube 500 gr GU =
totale  397,6 GU

 

Le GU rimanenti per il malto pils sono

1500 – 397,6 = 1102,4 GU

Il relativo quantitativo da impiegare  è

P = 1102,4/29/10/0,7 = 5,43 Kg

In fase di mashing effettuerò le seguenti soste:

mash-in a 53° C, la temperatura dovrebbe assestarsi a 50° C

proteasi a 50° C per 10 minuti

fitasi a 65° C per 60 minuti

mash out a 78°C per 10 minuti

Lievito

Il lievito rimane identico a quello impiegato nella versione 2013 che è il WYeast 1214(Belgian Ale). Personalmente ho trovato interessante il risultato della fermentazione grazie alle abbondanti note fruttate.

Luppolo

Non essendo ingrediente estremamente caratterizzante per la birra che ho in mente lascerò invariato il lievito da impiegare, il Saaz. Come sempre, il calcolo sul quantitativo di luppoli da impiegare verranno fatti in fase di produzione in corso. Questa volta il calcolo verrà eseguito sulla base di 33 IBU contro i 27 della versione precedente.

A presto per ulteriori dettagli, non mancate.

Il racconto della Birra

copertinaDa oggi arriva in libreria, il nuovo libro Il racconto della Birra di Matteo Zamorani e Giovanni Bruno (che sarei io), edizioni Vallardi.

Il libro tratta diverse tematiche riguardanti il mondo della birra. In particolare lo scritto si presenta colto, agile e divertente, frutto di un’appassionata ricerca che indaga l’universo della birra a 360° attingendo a ogni genere di fonti e discipline, dalla storia all’economia, dalle scienze agrarie alla biochimica, dalla gastronomia al web.

In tutto questo non manca l’arte del fare birra in casa. Un capitolo interamente dedicato alle tecniche di produzione della birra, dalla macinazione dei grani fino all’imbottigliamento.

Correte a comprarlo a soli 12,90 €.

Piccole soddisfazioni

Dark Noel1-Bari-Birre-di-San-NicolaSi è appena conclusa, a Bari, la manifestazione organizzata in onore del santo patrono San Nicola. Questa manifestazione è stata organizzata dall’associazione culturale “De Gustibus Vitae” di Bari, che ha, tra le altre cose, organizzato una mostra “Le Birre di San Nicola”.

Tale celebrazione ha esaltato la figura di San Nicola, in quanto anche protettore dei Mastri Birrai e dei Bottai, attraverso una mostra dedicata al mondo della birra ed alla raffigurazione del Santo sulle etichette delle bottiglie e sugli accessori di oltre 40 paesi del mondo, nelle sue diverse vesti tra cui la più famosa è quella di “Babbo Natale”.

5-Bari-Birre-di-San-NicolaA tale mostra ha partecipato anche la mia Dark Noel 2013 che potete “ammirare” in foto.

Che dire?

Sono piccole soddisfazioni ma grandi emozioni 🙂

 

La Rimasuglio in bottiglia

DSCN2174Eccola, finalmente in bottiglia la Rimasuglio. Si può considerare la mia ultima produzione stagionale visto l’arrivo delle alte temperature. Direi che la scorta per l’estate è pronta, non rimane che attendere qualche settimana per la rifermentazione in bottiglia. Nell’attesa godetevi le immagini.

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Lievito, metodi per l’impiego


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Oggi vi voglio spiegare come preparare il lievito per una birra. Molti pensano che, una volta prodotto il mosto, basti semplicemente versare il contenuto della confezione di lievito. Anche se tale procedura risulta tutto sommato funzionale, non è delle più corrette. Vediamo il perchè.

Il lievito, acquistabile in commercio, viene venduto in due forme, secco e liquido. La forma secca presenta molte più cellule rispetto alla forma liquida e già questa caratteristica pone un problema: quante cellule di lievito sono necessarie per avviare una corretta fermentazione?

La risposta è: “dipende”. Ci sono diversi fattori che concorrono nella determinazione della giusta quantità di inoculo del lievito per produrre una buona fermentazione. Principalmente questo dipende dal quantitativo di mosto che si produce, dalla sua densità zuccherina e dal tipo di fermentazione che si intende eseguire (bassa o alta). Più aumentano i litri di mosto prodotto, maggiore sarà la quantità di lievito richiesta. Anche la densità zuccherina è direttamente proporzionale alla quantità di lievito richiesto. Infine, la temperatura di fermentazione influenza il lievito, in quanto la bassa temperatura diminuisce l’attività del lievito e il suo tasso di riproduzione durante la fermentazione.

Come regola generale si può quindi dire che una fermentazione ad alta temperatura necessita di minor lievito rispetto ad una a bassa. Inoltre, fermentare un mosto ad alta densità iniziale necessita di una quantità maggiore di lievito rispetto ad un mosto con bassa densità.

Liquido e secco

Normalmente, una bustina di lievito secco (11,5 gr) è più che sufficiente per 25 lt di mosto. In caso di quantitativi di mosto superiori a 25 lt si può valutare l’idea di impiegare due bustine di lievito. Il prezzo basso dei lieviti secchi agevola questa scelta. Differente è invece il discorso per i lieviti liquidi. Il loro prezzo si aggira intorno ai 10 euro a busta (125 ml della WYeast) e non sempre il numero di cellule presenti in busta è adatto per essere immediatamente inoculato. Ancora di più questo discorso vale per chi usa il lievito della White Labs, la fialetta presenta un minor quantitativo di lievito liquido.

In questo caso, per avere a disposizione un numero sufficiente di cellule, si adopera la tecnica dello “starter”.

 Lo starter

Con il termine starter si indica la preparazione di un quantitativo limitato di mosto da dare in pasto al lievito che, nel fermentarlo, andrà ad aumentare il numero di cellule. Normalmente si parla di circa 0,5 litri di mosto da preparare per 23 litri di birra. In caso di quantitativi maggiori è consigliabile preparare starter anche di 1,5 litri.

La preparazione è semplice: si mettono a bollire 0,5 litri di acqua con circa 60 grammi di estratto secco di malto e un paio di grammi di nutrimento per lievito  per una decina di minuti. Si lascia raffreddare il mosto a circa 25 °C, si versa il tutto in una bottiglia e si inocula il lievito. Si chiude la bottiglia applicando un gorgogliatore sul tappo. In 48 ore il lievito avrà il tempo necessario per moltiplicarsi e fornirci un numero adeguato di cellule da usare per la fermentazione. È importante ricordarsi sempre che qualunque oggetto entri in contatto con il lievito andrà sanitizzato.

Reidratazione

downloadIl lievito secco non necessita di riattivazione, ma di reidratazione, in quanto le cellule di lievito durante l’essiccazione perdono tutta l’acqua senza morire: è consigliato (ma non obbligatorio) quindi reidratarle prima dell’utilizzo in modo da velocizzare l’inizio della fermentazione.

Il procedimento è abbastanza semplice; il giorno stesso della cotta, ed esattamente  30 minuti prima dell’inoculo, si versa il contenuto della bustina in mezza tazza di acqua tiepida precedentemente sterilizzata tramite bollitura. Consiglio di aggiungere mezzo cucchiaio di zucchero e mezzo di estratto secco di malto. Ricordarsi sempre di sanitizzare qualunque cosa entri in contatto con il lievito, dalla bustina alle forbici, dalla tazza al cucchiaio, ect.

Sanitizzazione

Come accennato precedentemente, qualunque cosa entri in contatto con il lievito deve essere rigorosamente sanitizzato. Per farlo occorre riempire un contenitore di acqua ed aggiungere del metabisolfito. Lasciare in immersione la busta del lievito, le forbici che impiegheremo per aprire la busta, bottiglia, tappo e gorgogliatore.

In caso di starter, il liquido da preparare verrà sterilizzato dalla bollitura (circa 10 minuti); mentre, nel caso di reidratazione consiglio di far bollire il liquido da impiegare.

Ossigenazione

Prima di versare il lievito all’interno del mosto è importante ossigenare il mosto stesso. Durante la bollitura, infatti, le molecole di ossigeno abbandonato il mosto rendendolo privo di ossigeno.

Ossigenare correttamente è importante perchè il lievito, subito dopo l’inoculo, attiva la sua fase aerobica di sopravvivenza. In questa fase il lievito consuma ossigeno e tende a moltiplicarsi velocemente. Solo dopo aver consumato tutto l’ossigeno presente inizia a nutrirsi di zuccheri (fase anaerobica).

In conclusione, se non si vuole imbattere in problemi di fermentazione, occorre ossigenare per bene il mosto. Una tecnica comunemente usata è quella di far “splattare” il mosto quando si esegue il passaggio dalla pentola di bollitura al fermentatore. Altra tecnica è quella di mescolare vigorosamente il mosto per almeno 5 minuti. Ricordarsi che maggiore sarà l’ossigeno disciolto nel mosto migliore sarà la fermentazione.

Riutilizzo

Il lievito che si deposita sul fondo del fermentatore può essere impiegato nuovamente per un’altra cotta. I vantaggi sono almeno due: si risparmia sull’acquisto di una nuova busta di lievito e si ha a disposizione già da subito un gran numero di cellule.

Per poter adoperare il lievito sul fondo è consigliabile programmare le cotte in modo da far coincidere la produzione del nuovo mosto con l’imbottigliamento della precedente birra. In questo modo, il mosto appena prodotto può essere riversato nel fermentatore che contiene sul fondo il vecchio lievito.

Questa tecnica può anche essere utilizzata quando si ha intenzione di creare birre forti, ad alta gradazione alcolica. Va ricordato infatti che mosti ad alta percentuale zuccherina richiedono molte più cellule per avviare una corretta fermentazione.

Recupero

Alcuni homebrewers decidono di recuperare il lievito direttamente dalle bottiglie. Lo scopo è quello di avere a disposizione lieviti di famosi birrifici che difficilmente sono reperibili in commercio.

Per recuperare il lievito dalle bottiglie si può agire nel seguente modo: procurarsi una bottiglia di birra che non sia troppo invecchiata; versare delicatamente la birra in un bicchiere facendo attenzione a non versare anche il fondo di residui presenti in bottiglia. A questo punto, aggiungere in bottiglia del mosto zuccherino (anche semplice acqua e zucchero precedentemente sterilizzato) e sigillare l’imboccatura della bottiglia con un palloncino sgonfio. In questo modo l’eventuale CO2 prodotta dal lievito verrà assorbita dall’elasticità del palloncino di gomma.

Una volta eseguito questo procedimento occorrerà munirsi di pazienza, a volte il risveglio delle cellule può essere lungo e protrarsi per alcune settimane.

Spero di esser stato utile,

non rimane che rimandarvi alla prossima….birra